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Francesco de Martino
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CRIMINALITÀ MINORILE: IN SICILIA UN PROGETTO PER LE SCUOLE
   DI CARLO CIAVONI
C'è chi dice no.
Si chiama così il progetto per la diffusione della legalità ideato da un assistente capo della Polizia penitenziaria minorile, Francesco De Martino, per le zone dove la criminalità
dei più giovani è un'emergenza. Il progetto coinvolge una decina di ragazzi detenuti nel carcere Malaspina di Palermo, 65 mila alunni delle prime medie dei nove capoluoghi siciliani
con le rispettive  famiglie, oltre tremila docenti e seicentocinquanta giovani delle scuole
siciliane a rischio criminalità.
L'idea è affrontare  il tema della legalità con incontri con operatori sociali e cineasti.
Ma sono previste anche iniziative d'animazione nelle scuole delle aree a rischio e di sensibilizzazione dei docenti alla campagna per la legalità. Principale partner sostenitore di «C'è chi dice no» è la Fondazione Vodafone Italia, ma la realizzazione è possibile grazie anche agli operatori della Giustizia minorile siciliana, alle varie forze di Polizia, agli assistenti sociali, agli insegnanti, ai magistrati coinvolti a vario titolo nelle iniziative. Telefono: 06-6783211, www.fondazione
13/02/2009


UN PROGETTO IN TUTTE LE SCUOLE MEDIE DELLA SICILIA PER IMPARARE I VALORI DELLA CONVIVENZA CIVILE. PER FORMARE LA FUTURA "MEGLIO GIOVENTÙ" DI QUESTA TERRA. (n.12 del 22 marzo 2009)

Tutto nasce da un'idea di Francesco De Martino, assistente capo di polizia penitenziaria minorile di Catania e di Patrizia Zerbi Monti, editrice di libri per l'infanzia. Di ritorno dal lavoro nella sua casa di Buccheri, in provincia di Siracusa, De Martino ogni sera spiegava ai suoi figli che cosa siano la convivenza civile, le regole, la normalità, l'arroganza, la violenza. «Raccontavo tutto come se fosse un gioco. I miei figli erano contenti e interessati. Alla fine mi parevano dei privilegiati». E così a De Martino viene in mente di diffondere quel "gioco" al di fuori delle sue pareti domestiche. Comincia a girare per le scuole. Per rendere più articolati quegli incontri utilizza il materiale didattico del "Progetto Pinocchio", rivolto ai minori italiani e stranieri che hanno avuto problemi con la giustizia, utilizzato con successo in numerosi istituti italiani. Il progetto è opera della Zerbi, fondatrice e "anima" della Carthusia edizioni, con cui il funzionario entra in contatto.
I due decidono di farne un progetto più ampio e coinvolgente fondendo le loro rispettive esperienze. Vengono così coinvolti esperti, uomini delle îstîtuzioni e della società civile: dal dirigente del Centro per la giustizia mìnorile per la Sicilia Michele Di Martino a Maria Falcone, sorella del giudice assassinato e instancabile testimone della memoria, fino al presidente degli industriali siciliani Ivanhoe Lo Bello, che ha trasformato la Confindustria locale in un avamposto della legalità e della trasparenza, raccogliendo le forze migliori dell'imprenditoria "sana" della Sicilia. La prima a credere in questa iniziativa è stata la Fondazione Vodafone Italia, impegnata in interventi di sviluppo nelle periferie italiane, in particolare nel Sud, dallo Zen di Palermo al Librino di Catania, fino al quartiere napoletano Scampia scaraventato sulla scena mondiale dal film Gomorra come simbolo dei mali d'Italia. Così è nato "C'è chi dice no", un imponente progetto-gioco di materiali didattici, libri, video, laboratori, incontri e attività che coinvolge tutti i ragazzi di prima media della Sicilia.
Tra errori e voglia di riscatto
In tutto verranno interessati 66.700 alunni, distribuiti in 2.900 scuole. C'è anche un film dal titolo Ti aspetto fuori, prodotto da Movieside e realizzato dal giovane regista Alfio D'Agata, che si è avvalso di attori professionisti del calibro di Nino Frassica e Giovanni Martorana e dei ragazzi dell'ìstituto penale minorile di Catania (sull'onda dell'ormai classico Mary per sempre). Un film che testimonia «le tentazioni, le debolezze, gli errori e allo stesso tempo la voglia di riscatto, il desiderio di essere aspettati e accolti, nonostante tutto». La formazione degli operatori (un esercito di 2.900 insegnanti) destinati a far lezione di legalità nelle
. scuole è affidata alla cooperativa "Il nodo". Previsti anche incontri di animazione, con la collaborazione del Centro di giustizia minorile, nelle 15 scuole più a rischio della Sicilia. Nella terra dei boss
non c'era mai stato un progetto di educazione alla legalità così articolato, imponente e capillare, destinato alla "meglio gioventù della Sicilia".
Il titolo del progetto è tratto da una canzone di Vasco Rossi. Perché il no è la prima arma da usare contro quel sistema avvolgente, persuasore e ipocrita che da sempre caratterizza la Piovra. E che pesca la sua manovalanza tra i più giovani. Spiega il supervisore scientifico del progetto, lo psicoterapeuta Domenico Barrilà: «Dobbiamo partire dal fatto che quando un bambino non riesce ad assolvere il suo dovere sociale ad esempio a scuola, tenderà a non rispettare le regole del gioco, si asterrà da iniziative che sviluppano il suo talento e lo sacrificherà. Comincerà a barare, ad alterare le regole. Piuttosto che imparare a perdere farà perdere gli altri. Divetà una tossina, per gli altri e soprattutto per sé stesso. Gli operatori proveranno a interrompere questa catena, cominciando a spiegare l'utilità del verbo "stare", nel senso di "stare al gioco", un verbo di fondamentale importanza per la crescita».
Come si vede, il progetto (che verrà presentato alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna il prossimo 24 marzo) va oltre le manifestazioni di denuncia e di testimonianza, che pure sono importanti. Quel che si sta tentando di fare, sottolinea il presidente della Fondazione Vodafone Antonio Sernardi, è andare oltre, cominciare a costruire quella rete di convivenza civile «che lentamente si sta alzando e sta crescendo». Fino a quando si arriverà finalmente alla vita di sempre. Perché, come dice Bernardi, «il Mezzogiorno non ha bisogno di niente di speciale che non sia la normalità».
FRANCESCO ANFOSSI

Nella Foto:*Gli artefici del progetto "C'è chi dice no" fotografati all'interno del carcere minorile Malaspina di Palermo. Da sinistra: Orazio Micalizzi, presidente della cooperativa "11 nodo", lo psicoterapeuta Domenico Barrilà, Francesco De Martino, l'assistente capo  del penitenziario minorile di Catania, Maria Randazzo, direttrice dell'Ipm di Catania, Antonio Bernardi, presidente della Fondazione Vodafone, Patrizia Zerbi Monti, editrice di Carthusia, Ivanhoe Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia e il regista Alfio D'Agata.

 
 
 
 
 

  

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