La società d’oggi tende sempre
più ad omologarci secondo le tendenze che impongono i media. Così il
modo di vestire, il linguaggio e perfino il modo di agire e pensare
vengono influenzati da soap-opera, reality show e programmi
televisivi animati da veline, letterine scossine e chi più ne ha più
ne metta.
Senza che ce ne rendiamo conto, i media mettono in atto un
machiavellico sistema di lavaggio del cervello che, se portato a
termine, dà come risultato degli insulsi individui senza carattere,
valori e opinioni personali. “Sei quello che pensi! I tuoi
comportamenti dicono chi sei!”, ma magari si riuscisse a tenere
sempre a mente queste affermazioni. La nostra società sembra essere
costituita solo da esteti.
La bellezza è l’idea fissa d’ogni
età: dalle arzille signore settantenni ai sedicenni rampanti. Parola
d’ordine: vai col ritocco! Qualche iniezione al botox, un’aspiratina
qua e là alla ciccia, un riempimento nelle zone strategiche e il
gioco è fatto. Il problema è che, sempre più spesso, sono le giovani
e le giovanissime a far ricorso alla chirurgia estetica.
E non mancano esponenti del sesso
forte. Il miraggio di un corpo statuario, dagli addominali scolpiti
e dal profilo seducente (conquistato rapidamente e quasi senza
sforzo) è la più grande preoccupazione di tutti. Ma cosa succede
davvero nelle nostre teste quando pensiamo che tutti sono più belli,
fascinosi e più felici di noi? Difficile a dirsi.
Si comincia a pensare che il
nostro corpo sia un limite e non un mezzo per esprimere ciò che
vorremmo, il senso di frustrazione sale alle stelle e ci si convince
che cambiando l’esterno si riesca a cambiare anche dentro. Ecco
svelato il mistero della “mission impossibile” (leggi “fregatura”)
più seguita oggigiorno.
Ma è possibile che nessuno ambisca a qualcosa di più? Siamo davvero
arrivati al punto di non ritorno?
Se solo si riuscisse a dare voce alle nostre emozioni, se si
riuscisse a non aver paura di diventare davvero indipendenti
(innanzitutto con la testa) e di crescere con la voglia di scoprirsi
esseri unici e irripetibili e non delle banalissime copie sbiadite
di “pupazzi di gomma”, forse le cose andrebbero meglio. E forse ci
accorgeremmo che al mondo esistono anche altre cose per le quali
vale la pena di vivere. |